• Cresce, nonostante l’impatto della pandemia, il numero di aziende che col-tivano frutti oleosi (+5%).
• L’oleoturismo, segmento in crescita del turismo enogastronomico, attiva percorsi multi-esperenziali.
• Rafforzare il binomio “oleoturismo-cultura” consentirebbe di valorizzare le tante aree olivicole abbandonate (ben il 61% dei Comuni associati “Città dell’Olio” ne segnala la presenza sul proprio territorio).
In occasione della 56° Assemblea Nazionale delle Città dell’Olio, svoltasi a Matera e che ha visto premiati i vincitori del “III Concorso Nazionale Turismo dell’Olio”, Isnart (Istituto Nazionale Ricerche Turistiche) ha presentato i principali risultati di una pro-pria ricerca per l’Osservatorio sull’Economia del Turismo delle Camere di Commercio che vuole proporsi come primo Rapporto sull’oleoturismo in Italia.
Nel 2022, aumenta il “peso” dell’olio d’oliva in Italia.
L’Italia è al 2° posto nel ranking mondiale dei Paesi principali produttori di olio, la Spagna al 1°, con una produzione totale di circa 2,2 milioni di tonnellate nel 2022; questi gli ultimi dati aggiornati forniti dall’organizzazione “World Population Review”.
Puglia (32%), Calabria (18%) e Toscana (11%) le regioni con più aziende con coltivazioni di frutti oleosi, tra cui le olive.
Segnali di resilienza dal mercato olivicolo italiano: nel 2022, il numero di aziende che coltiva frutti oleosi aumenta del +5% rispetto agli anni pre-pandemici, secondo il “Rapporto 2022 sul Turismo Enogastronomico italiano”.
L’enogastronomia in Italia, tra il 2021 ed il 2022, dà vita ad un turismo multidimensionale.
Il turista enogastronomico in visita in Italia nel periodo 2021-2022 è interessato sì al buon cibo ma anche a cultura e sport, delineando un profilo trasversale che abbraccia più turismi in un’unica esperienza di vacanza, secondo i dati dell’Osservatorio sull’Economia delle Camere di Commercio.
Una volta arrivato a destinazione, scopre anche le bellezze naturalistiche del territorio, dedicandosi ad escursioni e gite (62%). Il binomio “natura-sport” si fa strada tra i sentieri, tant’è che si registra un 20% che pratica attività sportive nonostante, prima di partire, la quota interessata sia pari all’11%.
Spende mediamente 79 euro al giorno sul posto, per acquisti di beni e servizi durante la vacanza. Scendendo nel dettaglio di spesa, si parla di: 20 euro in ristoranti e piz-zerie, 15 euro per acquistare prodotti tipici locali, 22 euro per noleggio attrezzature sportive, 21 euro per attività in impianti sportivi, 18 euro in attività ri-creative (ad es., cinema), 15 euro per l’acquisto di biglietti/card per musei e monumenti.
L’oleoturismo non è soltanto enogastronomia bensì anche cultura, natura e benessere.
Nei territori associati “Città dell’Olio” viene offerta la possibilità ai turisti di fare camminate (74%) e merende (42%) negli uliveti e di partecipare alle sagre dell’olio (34%), degustando il prodotto in un contesto socio-culturale e naturalistico sugge-stivo, secondo l’analisi dell’offerta olivicola a cura dell’Associazione Città dell’Olio.
C’è l’intenzione di aumentare il ventaglio di opportunità fruibili legate al pro-dotto olio, puntando sui percorsi e luoghi culturali dedicati – Strade dell’Olio e Musei dell’Olio, su un utilizzo del prodotto che prescinda dal consueto ambito alimentare – l’olioterapia negli hotel e nelle SPA per un turismo del benessere – e su una con-seguenziale formazione degli operatori del settore per una massima valorizzazione e promo-zione dell’olio.
Idee ed iniziative che hanno origine da una situazione territoriale positiva ma migliorabile: solo il 15% dei Comuni associati ospita i Musei dell’Olio e, in parallelo, il 61% dei Comuni segnala la presenza di aree olivicole abbandonate.
Dalle analisi di mercato nascono idee per la valorizzazione dell’oleoturismo in Italia.
L’incrocio dei dati domanda-offerta offre spunti utili alla realizzazione di iniziative concrete per lo sviluppo efficace dell’oleoturismo.
Occorre rafforzare il binomio “oleoturismo-cultura”, rendendo il territorio ba-cino di conoscenza del prodotto olio e, così, incentivando i turisti a scoprirne il grande valore culturale. Un passo che permetterebbe di aumentare il numero di musei dell’olio e di recuperare le aree olivicole abbandonate.
I benefici dell’olio d’oliva riguardano il corpo ma non solo a livello alimentare: si possono in-crementare i servizi legati al turismo del benessere che vedono questo pro-dotto protagonista, dai trattamenti estetici e massaggi a veri e propri incontri formativi sull’importanza di questo prodotto in una nuova ottica di wellbeing o benessere psicofisico.
Da non dimenticare un approccio digitale da parte dell’offerta oleoturistica, in linea con i nuovi trend dettati dalla pandemia: partire dalle basi, utilizzando Internet e realizzando portali promozionali dell’oleoturismo in Italia a 360°, per poi passare ad uno step più avanzato, avvalendosi, ad es., della Realtà Virtuale e Aumentata per regalare esperienze interattive al turista in grado di avvicinar-lo al mondo della produzione e della trasformazione dell’olio.